Congedi paternità, un valore aggiunto alla famiglia

Nei Paesi scandinavi, la questione dei congedi paternità è ormai una realtà consolidata da decenni. Più della metà dei padri di famiglia negli ultimi vent’anni ne ha approfittato. In Svezia i genitori hanno insieme un totale di 480 giorni di congedo, con un minimo di 60 per entrambi; il resto se lo spartiscono tra di loro. La Danimarca che propone tale congedo già da anni offre due settimane aggiuntive agli uomini e 14 alle donne dopo la nascita del figlio, oltre a 32 aggiuntive da spartirsi. Più a ovest la Norvegia dal 1993 garantisce 12 settimane di congedo ai (neo) papà. E da noi invece? Niente, anzi i padri devono chiedere giorni di libero, tolti dalle loro vacanze, per poter permettersi di stare a casa almeno qualche giorno per accudire il figlio appena nato. Con un bambino nato da poco ed una madre/moglie affaticata dalla gravidanza, due settimane di congedo paternità mi sembrano il minimo, sia per accudire un bebé che per assistere la propria moglie. Per non parlare poi della differenza che hanno coloro che lavorano per il settore privato rispetto a quelli del settore pubblico e/o statale. Questi ultimi beneficiano infatti della possibilità di un congedo paternità di diverse settimane, avendo così la possibilità di stare accanto al nuovo arrivato in famiglia. E l’operaio neo papà, dipendente di una PMI? Ebbene è costretto a prendere qualche giorno di ferie. Per un Paese come il nostro, all’avanguardia su molti aspetti, il concetto di famiglia sta ormai svanendo, tant’è che tra i giovani si preferisce la vita professionale a quella famigliare. I nostri valori secolari legati anche alla famiglia, alla base della nostra società, stanno morendo pian piano. E con 97 voti contro 90, lo scorso aprile, una buona parte del Consiglio Nazionale questo concetto non l’ha capito.

Economicamente parlando? A mio parere, il problema non è come trovare il denaro per finanziare i congedi paternità, ma bensì, è una questione di gestione dei fondi della Confederazione. Il denaro c’è, basta saperlo gestire correttamente. È bizzarro come ad esempio la Confederazione riesca a trovare il denaro per raddoppiare il budget per la questione “asilanti”, per poi addirittura portarlo ad una cifra leggermente inferiore per l’anno 2018 a quella attuale concessa all’esercito, all’incirca 3 miliardi.

Ecco perché bisogna sostenere l’iniziativa. Oggi come oggi un uomo che diventa papà riceve lo stesso numero di giorni liberi retribuiti come per un trasloco: un giorno!

Daniel Grumelli, Presidente Giovani UDC TI, GdP del 30.08.2016