Non ci facciamo minacciare da chi pensa prima ai frontalieri!

Locatelli, il coordinatore dei frontalieri, minaccia il Ticino che qualora passasse “Prima i nostri” l’Italia attuerebbe delle ritorsioni verso il nostro Paese. Vorrei sottolineargli alcuni aspetti:

1. Dovreste ringraziare ogni giorno il Ticino che impiega ben 63’000 lavoratori italiani. Altrimenti come li impieghereste? Avreste probabilmente altri 63’000 disoccupati in Lombardia e Piemonte a cui pensare. Il Ticino necessita certamente dei frontalieri, ma per esempio non dei 30’000 impiegati nel terziario assunti negli ultimi 10 anni. Non necessita di quei frontalieri che vengono utilizzati per sostituire sistematicamente i ticinesi perché gli italiani possono permettersi stipendi di parecchio inferiori. I frontalieri per noi devono essere una manodopera complementare, non primaria come purtroppo é successo negli ultimi anni.

2. Ogni Paese che si rispetti pensa prima al benessere dei propri cittadini e in seconda battuta agli altri. Da qui il nome dell’iniziativa “Prima i nostri”, che non è contro i frontalieri ma a favore dei ticinesi. L’obiettivo principale è quello di obbligare le imprese a dare la precedenza nelle assunzioni ai ticinesi e solo in seconda battuta, qualora non ci fossero risorse sul territorio, di far capo ai lavoratori frontalieri.

3. Le vostre minacce ci fanno solo sorridere. Prima di voler disdire gli accordi bilaterali cominciate a rispettarli e ad applicarli come facciamo noi. Un’azienda italiana che vuole lavorare in Svizzera, la sera prima compila un certificato online, alla mattina alle 06:00 entra dalla frontiera in regola e può lavorare in Ticino. Un’azienda ticinese che vuole fare la stessa cosa in Italia, se va bene deve compilare chili e chili di scartoffie per sentirsi dire dopo 3 o 4 mesi che il permesso è negato. Lei non è nella posizione per poter rimproverare la Svizzera.

4. Ogni anno il Ticino versa ai Comuni di frontiera circa 60 milioni di franchi. Soldi che provengono dai prelievi dei lavoratori frontalieri, certo, ma la percentuale riservata all’Italia è ben più alta di quanto riservata a Francia, Austria e Germania. Questi soldi dovrebbero essere usati dai Comuni per le opere primarie (acquedotti, fognature, ecc.). La dimostrazione di come l’Italia interpreti l’applicazione degli accordi internazionali è confermata dal fatto che dopo più di 40 anni (l’accordo è del 1974) dove i Comuni ricevono un sacco di soldi dalla Svizzera, alcuni di loro riversano ancora costantemente le fognature nel lago Ceresio (Comune di Porto Ceresio per fare un esempio).

5. In Ticino e in Svizzera vige la democrazia diretta, dove il popolo può proporre iniziative (e non referendum come da lei definito) atte a cambiare o a proporre nuove leggi. È il caso di “Prima i nostri”, dove il problema del frontalierato ha raggiunto livelli insostenibili, provocando un aumento delle persone senza lavoro e a beneficio dello Stato, dove i residenti si vedono sostituiti dalla manodopera oltre frontiera e dove purtroppo si è importato un sistema di fare impresa basato sulla speculazione. Molti di questi imprenditori provengono proprio dalla sua nazione, dove vedono nel Ticino una terra di conquista dove poter beneficiare di condizioni quadro migliori di quelle italiane e sfruttando la manodopera frontaliera a scapito anche di quella ticinese. Da qui la necessità di porre dei limiti e i limiti sono inseriti in “Prima i nostri”.

I Ticinesi non si faranno minacciare da lei e da nessun suo connazionale che ha evidenti interessi personale a far si che in Ticino nulla cambi. I Ticinesi decideranno in modo autonomo e, anche loro come me, sorrideranno leggendo le sue buffonate.

Piero Marchesi, Presidente UDC Ticino, il 16.09.2016