Ieri, domenica 2 ottobre, il popolo magiaro era chiamato alle urne per una questione che negli ultimi anni ci tocca da vicino: l’immigrazione di massa. L’Ungheria era chiamata ad esprimersi tramite referendum contro le quote di ripartizione dei migranti imposte da Bruxelles. Imposizioni che come ben sappiamo da tempo ormai non piacciono molto ai quesi Paesi dell’est e centro Europa che dal 2004 in poi sono entrati nell’Unione Europea. Scetticismo capitanato dal gruppo di Visegrád: Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubbblica Ceca. Ma non solo, persino i Paesi Baltici, la Danimarca, la Finlandia e i Paesi Bassi tramite varie manovre sul proprio territorio stanno pian piano voltando le spalle a Juncker e compagnia bella. Per non parlar poi delle procedure di uscita del Regno Unito prevista per l’anno prossimo.
Ieri solamente il 43% degli aventi diritto di voto s’è espresso sulla questione, non riuscendo a raggiungere il quorum del 50% che garantiva una riforma sul tema. Eppure ben più del 95% dei votanti si è espressa in favore del referendum, contro le imposizioni di Bruxelles e quindi un voto di fiducia e non sfiducia nei confronti del Primo Ministro Viktor Orbán. L’opposizione chiede addirittura le dimissioni… davvero ridicolo. Perché dimettersi se quasi la totalità dei votanti ti sostiene? Sarebbe da ingenui.
Per non parlare poi di Jacques Ducry che gioisce nella sua interpretazione del risultato ottenuto. Lui la definisce una sconfitta. Eppure il referendum pur non avendo raggiunto il quorum è stato approvato a larghissima maggioranza dal popolo. È vero che solamente quattro ungheresi su dieci di sono espressi sul voto, ma tutte quelle volte che da noi il 40% o il 50% (solamente) va a votare e poi se vi è una vittoria acclamiamo ai quattro venti di aver vinto quando solamente la metà degli aventi diritto ha votato… sii coerente perché penso che anche Ducry quelle volte che la sinistra ha vinto alle urne abbia esultato di gioia quando magari solamente uno svizzero su due ha dato la sua opinione votando. Perciò nessuna sconfitta per Orbán!
È vero che la campagna per il referendum era una sola praticamente, con l’opposizione assente sia per le strade che sui media. Tutto ciò ha garantito al Governo una maggior riuscita nell’esito dei risutati.
Vorrei sapere se Ducry sia mai stato in Ungheria, in Polonia o in Slovacchia. Io ci sono stato diverse volte e posso garantire che grazie anche ai quegli aiuti economici dati da Bruxelles questi Paesi hanno saputo risollevarsi sia economicamente che di qualità di vita dall’era sovietica. Budapest o Craccovia per esempio, sono tenute meglio sia in fattore di ordine e sicurezza sia di pulizia delle strade di Lugano o altre città svizzere. In Slovacchia e in tantissime regioni della Polonia le industrie si sono moltiplicate portando molti posti di lavoro che denaro. O Kecskemét, 350 mila abitanti, dove una volta c’era un importante base sovietica oggi la città ha riscoperto il suo splendore.
Orbán in Ungheria, Duda in Polonia e Fico in Slovacchia non fanno altro che proteggere la propria cultura e le proprie tradizioni cristiane contrarie al volere di Bruxelles di un Europa unita e non di un Europa dei popoli e delle Nazioni!
Daniel Grumelli, Presidente Giovani UDC Ticino