L’esercito in Svizzera è un’istituzione da secoli ormai. Unificatosi nel lontano 1848 dopo la Guerra del Sonderbund dove vide schierati i vari eserciti cantonali che allora proteggevano i vari Cantoni della Confederazione. Oggi giorno l’esercito di milizia è una colonna portante della nostra società. Diverse volte da alcuni ambienti di sinistra scettici a tale sistema han cercato di eliminarlo senza mai riuscirci, dopo le nette sconfitte alle urne, venendo sconfessati ogni volta dalla popolazione.
Il SISA, “sindacato” giovanile comunista ticinese, l’unico che esiste, ha pensato bene di tornare su una vecchia strada, riattivando il proprio servizio di consulenza per le reclute in difficoltà, e fin qui nulla da ridire. Eccetto che in un loro comunicato i termini e le espressioni utilizzate per descrivere la scuola reclute son del tutto errate.
L’esercito viene descritto come “…un ambiente autoritario e nazionalista, dove chi è incaricato dell’educazione dei giovani gode di potere pressoché illimitato e arbitrario, mentre i diritti delle reclute vengono calpestati di continuo creando un vero e proprio terrore psicologico e fisico costituito di punizioni collettive, machismo e insulti, dove coloro che desiderano lasciare la scuola reclute vengono intimoriti e impossibilitati ad allontanarsi…”.
Ho terminato 6 mesi fa il mio pagamento di grado in qualità di sergente dopo un anno di servizio tra la Caserma del Ceneri, Thun e Airolo, e posso assicurare che tutto ciò che viene descritto dal SISA non è corretto. So che vi sono stati casi isolati qua e là di “bullismo” o di abuso di potere all’interno dell’esercito, ma non per questo bisogna far di tutta l’erba un fascio.
Con le ultime scuole reclute i nuovi cadetti hanno sempre più avuto la possibilità di svolgere un servizio meno stressante e meno duro sia psicologicamente che fisicamente. Per esempio più volte a settimana è concesso l’utilizzo delle scarpe da ginnastica, eliminate completamente flessioni o altri esercizi fisici, la pausa pranzo di oltre un’ora di tempo per non parlare dell’utilizzo incondizionato del natel anche durante i vari esercizi, e non stiamo parlando di quelli scolastici.
Forse i cari amici comunisti non sanno che oggi giorno molte reclute hanno origini straniere, spesso in una caserma superano la metà della compagnia. Reclute che fieramente portano la divisa militare del Paese, la loro Patria, che ha dato loro una dimora e una vita da poter godersi con tranquillità. Quiete e pace che forse, se oggi giorno non esistesse ancora il sistema di milizia nel esercito, sarebbe diversa. Poiché infatti sempre nelle caserme, nelle scuole sottufficiali e ufficiali, nei battaglioni, nei stand di tiro, durante le marcie e ovunque si voglia, l’esercito ti insegna qualcosa che oggi giorno viene insegnato sempre meno, poter contare sull’altro, il tuo camerata.
Questo è l’esercito svizzero di milizia! Un esperienza dove ogni giovane può mettere alla prova se stesso potendo contare sempre sugli altri, e non averne timore. Dura è dura, ma la soddisfazione al termine del servizio è altrettanto gratificante
Daniel Grumelli
Presidente Giovani UDC e Sergente dell’Esercito