Perché la Confederazione dovrebbe aumentare gli aiuti ai media, in particolare sovvenzionando attivamente la carta stampata? Argomentazione principe dei favorevoli al pacchetto di aiuti finanziari è la situazione economica negativa, ed in continuo peggioramento, del settore mediatico. Fatta la dovuta premessa che se il settore fosse effettivamente poco redditizio, come si dice, non esisterebbero gruppi mediatici che fanno utili (in alcuni casi in crescita), si impone una più ampia riflessione sul mondo dell’informazione.
La realtà sotto gli occhi di tutti è che le modalità di informazione del cittadino sono in continua evoluzione. Partiti dalla carta stampata, si è passati a radio e televisione e negli ultimi anni si è manifestata con prepotenza l’ultima grande rivoluzione: l’internet con tutte le sue sfaccettature, social network in primis.
In un mercato caratterizzato da queste rivoluzioni continue è fondamentale che i suoi attori (i media) si adeguino il più velocemente possibile per rimanere competitivi. Ecco quindi spiegata la scomparsa di giornali tradizionali cartacei e la forte propensione ad investimenti nel digitale. Un’interferenza dello Stato, attraverso aiuti economici, in questo processo di adeguamento naturale avrebbe purtroppo solo l’effetto di posticipare l’inevitabile. È triste doverlo riconoscere, ma, per fare un esempio concreto, se la tendenza generale delle persone è quella di informarsi sempre più quasi unicamente tramite internet, risulterà superfluo spendere soldi pubblici per cercare di conservare media cartacei sempre meno letti.
In una fase transitoria come quella in cui ci troviamo, credo che la Confederazione dovrebbe piuttosto concentrarsi sul regolamentare la più recente evoluzione del mercato dei media, ovvero l’informazione digitale. Sì, perché questo settore presenta indiscutibilmente ancora grosse problematiche in relazione ai diritti di autore e alla ripartizione dei guadagni pubblicitari tra le varie parti coinvolte. Infatti oggi una grande parte dei contributi pubblicitari online finisce nelle tasche dei giganti del web, come i social network. Regolare queste ingiustizie aiuterebbe il settore a diventare più redditizio e quindi più attrattivo per nuovi interessati (e chissà che allora magari anche il giornale regionale non finirebbe per spostarsi su internet).
Riassumendo, ritengo che il proposto versamento di aiuti pubblici al settore dell’informazione sia un’azione inutile per cercare di contrastare una tendenza purtroppo già avviata e destinata ad accelerare. Equivarrebbe ad uno sperpero di soldi dei contribuenti. Sarebbe per contro auspicabile che la Confederazione si adoperi maggiormente per regolare il nuovo mercato dell’informazione digitale, rendendolo più giusto e corretto nei confronti dei media che vi operano.
Giorgio Cassina
Consigliere Comunale UDC a Collina d’Oro