Giovedì scorso, noi, i Giovani UDC Ticino, abbiamo divulgato una presa di posizione contro l’antisemitismo all’interno delle Università, esprimendo il desiderio di non tollerare possibili episodi di questo tipo anche all’interno dell’Università della Svizzera Italiana. Nella nostra dichiarazione, abbiamo affermato, e non siamo gli unici a farlo, che durante le proteste emerge la brutta faccia dell’antisemitismo, portando all’attenzione lo slogan “From the river to the Sea Palestine will be free”, la richiesta di boicottare aziende e università israeliane e la legittimazione degli atti terroristici del 7 ottobre 2023 di Hamas.
La reazione non si è fatta attendere! Gli oltre 200 commenti al nostro post di giovedì scorso, perlopiù fesserie e insulti, sono stati soltanto l’inizio. Venerdì mattina abbiamo dovuto prendere atto di un comunicato stampa firmato dai Giovani Verdi, la GISO, i Giovani del Centro, i giovani Liberali Radicali, i Verdi Liberali e la Gioventù Comunista, in cui veniamo accusati di ignoranza. Secondo il loro comunicato, le critiche espresse durante le proteste sono di natura antisionista. Il sionismo, l’ideologia che difende il diritto del popolo ebraico all’autodeterminazione, viene poi definito come una forma di razzismo, con riferimento alla Risoluzione ONU 3379 del 1975. Tuttavia, questa risoluzione è stata abrogata nel 1991, per cui il suo contenuto è da considerare fasullo. Come Giovani UDC Ticino, consigliamo quindi ai partiti di verificare meglio i fatti riportati nei comunicati. Inoltre, respingiamo le accuse d’ignoranza nei nostri confronti, chiarendo in che modo durante le proteste pro-palestinesi emerge l’antisemitismo, facendo uso del “Test 3D dell’antisemitismo”, molto diffuso e adottato anche da innumerevoli organizzazioni governative.
Le 3D dell’antisemitismo sono tre criteri utilizzati per distinguere critica legittima su Israele da critica illegittima e antisemita. Se i criteri vengono infranti, si tratta di antisemitismo.
1. Due pesi e due misure: Si tratta del caso in cui si criticano solo le politiche di Israele, unico stato ebraico al mondo, ignorando le violazioni dei diritti umani in altri Paesi e da parte di altri attori. L’applicazione di una morale differente nei confronti di Israele e degli ebrei rispetto al resto del mondo discrimina uno specifico gruppo, ed è quindi da considerarsi razzismo, e antisemitismo.
In questo caso, l’antisemitismo è evidente. Durante le proteste, l’intervento militare di Israele viene criticato e paragonato a un genocidio. È importante ricordare che Israele attualmente cerca ancora di liberare centinaia di ostaggi e si è difesa per oltre 70 anni da attacchi continui da parte di Paesi Arabi, Hamas e Hezbollah, che vogliono l’eliminazione dello Stato e l’uccisione di tutti gli ebrei. L’atto di difesa israeliano viene criticato, ma allo stesso tempo i critici propongono di fornire armi all’Ucraina, che ha il medesimo intento legittimo di difendersi da un aggressore. Come se ciò non bastasse, nel conflitto in Medio Oriente, gli atti terroristici di Hamas, l’aggressore del 7 ottobre 2023, vengono giustificati come atti di liberazione dal presunto oppressore Israele e di anti-colonizzazione, ignorando l’odio delle organizzazioni estremiste che mirano al genocidio del popolo ebraico.
2. Delegittimazione: Si tratta del caso in cui si nega il diritto all’esistenza di Israele. Ciò discrimina gli ebrei negando il loro diritto all’autodeterminazione come previsto dal diritto internazionale. Dato che ogni discriminazione di un gruppo etnico, religioso, razziale o nazionale è considerata razzismo, la delegittimazione del diritto all’autodeterminazione per il popolo ebraico è da considerarsi antisemitismo.
Anche in questo caso, l’antisemitismo durante le proteste è evidente. Israele viene accusata di colonizzare illegalmente terre palestinesi, delegittimando completamente la presenza ebraica. In parte la critica può essere giustificabile, ma solitamente non viene fatta alcuna differenziazione, definendo qualsiasi colonizzazione come illegale, ignorando molti trattati internazionali. Inoltre, durante le proteste vengono scandite frasi come “From the River to the Sea Palestine will be free”, che implica l’assenza di uno stato ebraico tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa frase è stata coniata negli anni ’60 dall’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, che mirava ad eliminare lo stato di Israele e tutti gli ebrei. Desideriamo ricordare che questa organizzazione è responsabile di numerosi attentati contro la popolazione ebraica, incluso quello avvenuto durante le Olimpiadi di Monaco.
3. Demonizzazione: Si tratta di raffigurare Israele come un’entità malvagia, demoniaca o satanica. Paragoni con la Germania nazista, tra i campi profughi palestinesi e il campo di sterminio di Auschwitz, o tra Gaza e il ghetto di Varsavia, sono tipici esempi riportati nella letteratura.
La demonizzazione di Israele durante le occupazioni delle università è evidente, dato che durante le proteste lo Stato ebraico viene spesso definito fascista e nazista e accusato di apartheid e genocidio, minimizzando gli atti atroci della Seconda Guerra Mondiale. Queste denominazioni sono assurde, dato che Israele è fin dalla sua nascita nel ’48 l’unica democrazia ed economia stabile in Medio Oriente. Musulmani, arabi e palestinesi sono da sempre parte integrante della società israeliana senza alcuna discriminazione, ricoprendo anche ruoli chiave nel parlamento e nell’esercito, proprio come gli ebrei.
Si deve quindi concludere che durante le proteste pro-Palestina, anche quelle all’interno delle Università, viene diffuso, consciamente o per ignoranza, parecchia propaganda antisemita. Le proteste e con esse l’antisemitismo vengono promosse attivamente anche dai Giovani Verdi, dalla GISO e dalla Gioventù Comunista.
Noi, Giovani UDC Ticino, continueremo a combattere contro qualsiasi forma di antisemitismo e invitiamo gli altri partiti di fare altrettanto, opponendosi anche loro alle occupazioni delle università.

