Nel dibattito politico attuale, l’iniziativa socialista che propone di limitare i premi della cassa malattie al 10% del reddito si presenta come una misura di giustizia sociale. Ma dietro l’apparente equità si cela un rischio sistemico: quello di minare la responsabilità individuale e incentivare il disimpegno.
Per comprendere meglio le dinamiche che potrebbero innescarsi, vale la pena ricordare una storiella raccontata da un professore di economia ai suoi studenti. Una parabola semplice, ma sorprendentemente efficace.
La parabola del professore
Un professore di economia, ha cercato spesso di spiegare ai suoi studenti le dinamiche che regolano gli incentivi e i comportamenti collettivi. Una volta, però, non bastavano le parole. Così decise di fare un esperimento.
Una sua classe era convinta che il socialismo fosse il sistema ideale: nessuno povero, nessuno ricco, tutti uguali. Quindi lui disse:
«Perfetto. Facciamo un esperimento. Invece di valutare ciascuno individualmente, sommiamo tutti i voti e li dividiamo per il numero degli studenti. Così nessuno sarà bocciato, e nessuno avrà il voto più alto.»
Dopo il primo esame, la media fu un 5 — un buon risultato. I più diligenti erano però delusi, mentre tra chi aveva studiato poco regnava l’entusiasmo. Al secondo esame, i meno preparati si impegnarono ancora meno, e anche i bravi pensarono: “Perché faticare, se il voto è condiviso?” Il risultato fu una media appena sufficiente. Al terzo esame, nessuno studiò più. La media fu insufficiente. Tutti bocciati.
Il professore concluse dicendo:
«Ecco cosa succede quando si elimina il merito. Se una parte della popolazione capisce che può ricevere senza contribuire, e chi contribuisce capisce che il proprio impegno non viene riconosciuto, il sistema collassa. Non per ideologia, ma per logica.»
Collegamento all’iniziativa del PS
Questa storiella, illustra perfettamente il rischio insito nell’iniziativa socialista. Limitare i premi della cassa malattie al 10% del reddito può sembrare una misura equa, ma in realtà introduce un incentivo perverso: le persone farebbero i propri calcoli e si accorgerebbero che, riducendo il proprio reddito — ad esempio lavorando meno o scegliendo impieghi meno retribuiti — potrebbero beneficiare maggiormente dei sussidi per la cassa malattie (RIPAM).
Infatti, più basso è il reddito, più velocemente si raggiunge la soglia del 10%, oltre la quale lo Stato interviene per coprire la differenza. In pratica, chi lavora poco o guadagna meno riceve un aiuto diretto, mentre chi lavora di più e guadagna meglio finisce per finanziare il sistema senza riceverne alcun vantaggio. Alla fine del mese chi per propria scelta lavora e guadagna di meno rischia d’aver di più nel borsello di chi lavoro duro e si impegna per migliorare le proprie condizioni di vita. Il messaggio implicito è chiaro: conviene lavorare meno per ricevere di più.
Questo meccanismo incentiverebbe un comportamento razionale ma profondamente dannoso: il disimpegno. Se il sistema premia chi contribuisce meno, nel tempo sempre più persone ridurrebbero il proprio sforzo, fino a quando non ci sarebbe più nessuno disposto a sostenere i costi del sistema. Proprio come nella classe del professore, dove alla fine nessuno studiava più.
L’equità non si costruisce livellando verso il basso, ma creando un sistema che protegga i più vulnerabili senza scoraggiare chi si impegna. Senza questo equilibrio, le casse del nostro cantone si svuoteranno molto velocemente e qualsiasi sistema sociale smetterà di funzionare.
Vi invito quindi di votare No all’iniziativa socialista per il 10%!
Nicolò Ghielmini

