
I Giovani UDC Ticino hanno trasmesso oggi al Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) la propria risposta ufficiale alla consultazione sul “Pacchetto di misure per la stabilizzazione e l’ulteriore sviluppo delle relazioni tra la Svizzera e l’Unione Europea”.
La posizione è chiara: il pacchetto proposto, non è altro che un trattato di sottomissione che compromette la sovranità nazionale, svuota la democrazia diretta e impone burocrazia, costi economici e sociali insostenibili, in particolare per il Canton Ticino e le giovani generazioni.
Libera circolazione e immigrazione incontrollata
L’estensione dei diritti di soggiorno e ricongiungimento familiare, unita a una definizione ampliata di “lavoratore”, incentiva l’immigrazione verso lo Stato sociale svizzero. La clausola di salvaguardia è inefficace e subordinata all’approvazione dell’UE, violando l’art. 121a della Costituzione.
Democrazia diretta svuotata
Il recepimento automatico del diritto UE esclude il Parlamento e il popolo dai processi decisionali. La Corte di giustizia dell’UE diventa arbitro supremo, riducendo l’autonomia del Tribunale federale e dei cittadini svizzeri. Per i giovani, questo significa meno voce in capitolo, meno possibilità di influenzare il futuro del proprio Paese.
Burocrazia e danni alle PMI
Le direttive europee impongono oneri sproporzionati alle piccole e medie imprese, ostacolando innovazione, flessibilità e occupazione giovanile, soprattutto in Ticino. Le prospettive professionali e imprenditoriali dei giovani vengono soffocate da una regolamentazione pensata per altri contesti.
Costi diretti e indiretti insostenibili
Contributi di coesione, programmi UE e spese sociali peseranno più di 1,4 miliardi di franchi all’anno alla confederazione. Si aggiungono costi indiretti e costi a carico dei cantoni e comuni. Queste risorse potrebbero essere investite nel futuro dei giovani, nella formazione e nell’innovazione.
Richiesta di referendum obbligatorio
Vista la portata del pacchetto, i Giovani UDC chiedono che sia sottoposto a referendum obbligatorio, affinché siano il popolo e i cantoni a decidere il futuro delle relazioni con l’UE.
Non possiamo accettare che la Svizzera rinunci alla propria autonomia legislativa e democratica in cambio di un’integrazione che penalizza i giovani, le imprese e le finanze pubbliche. Rifiutiamo con convinzione l’accordo proposto.

