Categoria: Opinione

  • La mala informazione dei contrari

    La mala informazione dei contrari

    Il prossimo 15 maggio voteremo il decreto legislativo concernente il pareggio dei conti del Cantone entro il 2025, che vuole porre un freno al continuo aumento delle spese del Cantone. Leggo sul bollettino informativo le ragioni del NO: «21 associazioni, sindacati e partiti hanno raccolto 10’000 firme contro il decreto. Il NO vuole impedire tagli sulle case anziani, sulle cure a domicilio, sugli ospedali e sulle strutture sociali. Il NO mira a combattere peggioramenti nella scuola, nella cultura e nella formazione/ricerca universitaria. Il NO si oppone al degrado dei servizi fondamentali (es. giustizia, sicurezza, trasporti pubblici, protezione dell’ambiente)».
    Nel dispositivo del decreto si legge però semplicemente che il pareggio dei conti debba essere raggiunto entro il 2025, escludendo l’aumento delle imposte, con un contenimento delle spese:
    a) del personale
    b) dei beni e servizi
    c) di trasferimento, senza incidere sui sussidi alle persone meno abbienti.
    Contenimento, dunque, e non taglio delle spese. C’è una sostanziale differenza fra le due cose. Un taglio si ha se da un’attuale spesa di 100 si passa a 80, ma se da 100 si passa a 110 invece dei soliti 120 è ciò che si intende con «contenimento delle spese». L’esercizio comporta due cose:

    1. l’aumento delle spese prevedibile a fronte della crescita demografica sarà coperto;
    2. le attuali prestazioni statali in materia di sanità, socialità, formazione, eccetera, rimarranno invariati e che sul personale, per esempio, si possa agire senza
      licenziamenti ma con un’ottimizzazione delle risorse, è un dato di fatto.

    Perciò, non darò retta alle cassandre degli oppositori e mi fiderò del contenuto letterale del dispositivo di legge: e voterò SÌ!

    Idil Kopkin, consigliera comunale Canobbio

  • Lex Netflix: quantità o qualità?

    Lex Netflix: quantità o qualità?

    La Lex Netflix è un occasione di crescita o una condizione di svantaggio per la svizzera? In questa situazione bisogna individuare chi viene toccato da questa modifica di legge e le conseguenze che ne scaturiscono.
    Accettando questa modifica si favorisce la produzione cinematografica elvetica e si migliorano le possibilità di crescita e visibilità delle lobby cinematografiche svizzere nel mercato cinematografico. Questo grazie al versamento, nel fondo federale utilizzato per la cinematografia locale, del fatturato delle piattaforme private del 4% realizzato in Svizzera. Qualche milione in più nelle tasche delle lobby svizzere a spese dei cittadini. I quali saranno tenuti pagare una tariffa mensile di Netflix, Disney + o Amazon Prime più elevata a causa di questo versamento del 4%. Ogni anno vengono versati già 120 milioni presi da tasse e contributi Serafe in favore del cinema elvetico, perciò questo settore è già ben finanziato.
    Inoltre le piattaforme private dovranno presentare un catalogo che sia costituito da almeno il 30% di film europei. Questo comporta una limitazione dell’offerta presente in queste piattaforme, un ostacolo alla garanzia di soddisfazione dei desideri e richieste degli abbonati ed infine può nascere una carenza di qualità. Imponendo una percentuale (30%) minima di film europei, si rischia una minor qualità, varietà e diversità del catalogo cinematografico. Lasciamo decidere ai consumatori quali film vogliono avere a disposizione senza restrizioni e imposizioni.
    Quindi la Lex Netflix sembra dare più importanza alla quantità e non alla qualità del cinema svizzero, ma noi non vogliamo questo. Perciò votiamo NO il 15 maggio.

    Pamela Molteni, Vicepresidente GUDC

  • Legge Netflix: 120 milioni bastano!

    Legge Netflix: 120 milioni bastano!

    Il prossimo 15 maggio saremo chiamati a votare sulla legge sul cinema, anche nota come Lex Netflix. La legge prevede che il 30% dei film previsti sui cataloghi di Netflix & CO sia di produzione europea. E già qui dovrebbe suonare il primo campanello di allarme: ma come, lo Stato va a prescrivere ad una azienda privata che tipo di prodotto deve offrire? Questo significa che lo Stato sta andando ad imporre che tipo di film il consumatore dovrebbe guardare. E onestamente, a me non piace che lo Stato mi dica cosa io debba fare.
    Ma la legge va oltre. Impone pure che il 4% dei proventi di Netflix & CO sia destinato alla creazione svizzera cinematografica indipendente (o si paghi una tassa sostitutiva). Secondo campanello di allarme: lo Stato va ad imporre ad una ditta privata come deve investire le sue entrate! Ma non è finita qui. Oltre il danno anche la beffa: infatti, le produzioni delle emittenti private verranno discriminate: non si potrà investire in produzioni interne perché la legge richiede specificatamente che il denaro finanzi produzioni indipendenti.
    Questa legge quasi staliniana non va altro che a rimpolpare le tasche della lobby sul cinema, che già riceve annualmente oltre 120 milioni di franchi pubblici per le sue produzioni. Però in media, un film svizzero ha 2600 spettatori paganti al cinema. Questo significa che ogni spettatore è sovvenzionato con oltre 100 CHF di soldi dei contribuenti, di nostri soldi, in rapporto al prezzo del biglietto al cinema che arriva ad un massimo di 20 CHF. A cui si aggiungeranno ulteriori 20-30 milioni con la nuova legge. È giusto sostenere la parte culturale del cinema, ma 120 milioni bastano: votiamo NO ad una legge inutile, ingiusta e che alla fine risulta essere nient’altro che una tassa sui film: infatti, i costi derivati da questa legge verranno alla fine compensati dalle aziende con un aumento degli abbonamenti di streaming, e a passare alla cassa saremo ancora una volta sempre noi, i (sempre più) poveri consumatori/contribuenti!

    Diego Baratti

    Presidente Giovani UDC

  • No alla modifica della legge sul cinema

    No alla modifica della legge sul cinema

    Ad oggi le piattaforme streaming vengono utilizzate sempre di piu dai giovani e dalle famiglie, questo perché si può avere una vasta scelta tra film, documentari, serie TV e tanto altro.
    Le emittenti televisive svizzere sono obbligate ad investire nella produzione del cinema elvetico, con la modifica alla legge si chiede che anche i servizi streaming come Netflix, Blue e Dinesy+ contribuiscano a questa produzione “locale”. L’idea di base può sembrare anche giusta e corretta, se non che, la “vasta scelta” che ad oggi abbiamo, si tramuti soltanto in una “scelta” perché le produzioni di paesi terzi saranno rimosse per dare spazio al cinema elvetico.

    Qualora le produzioni estere vengono rimosse dalle piattaforme streaming per dare spazio al cinema svizzero, il rischio che gli abbonati diminuiscano c’è. Perché se non potranno più seguire le proprie trasmisioni, non hanno alcun interesse nel continuare a restare abbonati. Inoltre il costo dell’abbonamento potrebbe subire delle variazioni andando cosi a colpire il portafoglio di studenti e famiglie che giovano di un buon servizio e una buona scelta a costi per lo più ragionevoli. Pertanto ritengo che la modifica alla legge sul cinema debba essere rigettata e che le emittenti televisive svizzere continuino ad investire sulla produzione e promozione del cinema svizzero grazie al canone (ingente) che gli svizzeri pagano per il servizio televisivo nazionale.

    Aline Prada, Giovani UDC

  • Legge Netflix

    Legge Netflix

    Con la legge sul cinema la Confederazione vorrebbe tassare le piattaforme streaming, per esempio Netflix o Disney Plus, con un 4% dell’incasso totale che le piattaforme fanno in Svizzera. Questa percentuale andrebbe all’industria cinematografica svizzera cercando di renderla più competitiva anche a livello internazionale. Nel caso non versassero il 4%, verranno recuperati nella tassazione nazionale. Perché il 4%? Attualmente anche le reti televisive nazionali (RSI, SRG, SSR e RTS) devono pagare il 4% del proprio guadagno alla produzione cinematografica nostrana.
    Scritta così sembrerebbe un buon affare, ma come in ogni caso, c’è sempre il rovescio della medaglia. Infatti, si vorrebbe introdurre una soglia minima del 30% di produzione europee di film e serie TV all’interno delle piattaforme streaming. Questo porta ad un problema a livello di libertà di scelta del consumatore in quanto per rispettare il 30% di produzioni europee si rischiano di escludere produzioni straniere migliori (come, per esempio, quelle americane) quindi con questa misura si mette a forte rischio la qualità del prodotto streaming che viene offerto all’utente finale. Inoltre, un altro punto da capire è quello del costo dell’abbonamento. Perché? Semplice! Se aumentiamo la tassazione per le grandi piattaforme streaming, a lungo termine queste aziende come recupereranno quei guadagni che al momento non sono tassati? Dai consumatori ovviamente! Quindi chi ci perde con l’introduzione di questa legge? Tutti i consumatori di qualsiasi piattaforma streaming. Come nella fisica, anche nell’economia ad ogni azione corrisponde una reazione.
    In questo caso le reazioni sarebbero due. La prima si tratta di un peggioramento della qualità delle produzioni nelle piattaforme streaming (se si introduce una soglia minima di produzioni europee). La seconda è una reazione a lungo termine inerente all’aumento degli abbonamenti singoli (come, per esempio, gli abbonamenti di Netflix, Disney Plus o delle piattaforme future che verranno nei prossimi anni), per poter pareggiare la diminuzione dell’incasso delle piattaforme causate dalle tassazioni maggiori da parte del nostro Governo. Per queste ragioni i giovani UDC esortano il popolo svizzero a votare NO all’introduzione della legge sul cinema così come è stata presentata. Sicuramente è importante sostenere il cinema nostrano, ma queste misure non sono la via migliore. Si potranno trovare delle soluzioni migliori che possano sia migliorare il cinema svizzero cercando anche di renderlo più autonomo e meno sovvenzionato dallo Stato e inoltre non perdere la qualità delle piattaforme streaming.

    Kevin Pagnoncini

  • I sussidi bisogna meritarseli

    I sussidi bisogna meritarseli

    Perché votare no alla modifica della legge sul cinema?
    È stato lanciato un referendum contro la modifica della nuova legge sul cinema in quanto quest’ultima imporrebbe ai produttori di streaming svizzeri ed esteri come Disney +, Netflix e Blue di elargire almeno il 4 % della propria cifra d’affari realizzata in Svizzera all’industria cinematografica svizzera, oppure in alternativa di pagare un’imposta.
    Attualmente il cinema svizzero beneficia già di sovvenzioni che superano i 100 milioni di franchi annui, corretto ed equo. Tuttavia, non trovo opportuno imporre delle tasse a favore dell’industria cinematografica svizzera, in quanto gli aiuti bisogna meritarseli. Inoltre, la concorrenza permette di avere qualità. Accettando questa iniziativa le tariffe degli abbonamenti dei fornitori streaming aumenterebbero e le conseguenze cadrebbero sulle spalle dei consumatori. Questa proposta imporrebbe che almeno il 30% dei film offerti dai distributori streaming e dalle TV private siano europei. Per di più essi dovrebbero venir esposti come tali e facilmente rintracciabili. Di conseguenza le opere cinematografiche di successo, provenienti da paesi terzi, verrebbero rimosse oppure la loro offerta diminuirebbe.
    Così facendo ci sarebbe il rischio che i consumatori non usufruiscano più delle piattaforme streaming, essendo che i prodotti di loro gradimento verrebbero tolti dal catalogo dei titoli disponibili. Questo fatto è una vera ingiustizia poiché nuoce alla diversità e diminuisce la libertà decisionale dei consumatori.
    Trovo completamente sbagliato pensare di poter imporre ai distributori streaming la provenienza di film e serie televisive, visto che le offerte dei titoli vengono elaborate in base alle richieste degli utenti.
    Per tutte le ragioni citate consiglio di votare NO a questa iniziativa.

    Sara Guggenheim Membro Giovani UDC

  • Sì all’abolizione della tassa di bollo

    Sì all’abolizione della tassa di bollo

    Il 13 febbraio il popolo svizzero è chiamato a votare sull’abolizione della tassa di bollo. Ma che cos’è la tassa di bollo? È una tassa che va allo Stato quando un’azienda crea nuove azioni per potersi sviluppare, espandere o per coprire delle perdite d’esercizio degli anni precedenti (caso attuale per la situazione Covid-19). 

    Su queste azioni nuove lo Stato impone una tassa d’emissione che si divide in tre tipi di tasse e una di queste è proprio la tassa di bollo. 

    Quindi Perché votare Sì all’abolizione di questa tassa? 

    Per poter sgravare le aziende, soprattutto le PMI che sono le più colpite e sono il 90% delle aziende presenti in Svizzera al momento. Abolendo questa tassa le aziende avranno un maggior usufrutto delle nuove azioni emesse e visto il periodo tante aziende versano in condizioni molto complicate; quindi, questo spiega l’urgenza di avere nuovi soldi da investitori senza dover perderne per strada (come accade oggi con questa tassa). È come se fosse un pacchetto di misure per risanare le finanze delle PMI, indirettamente lo Stato non deve dare dei finanziamenti, basta il fatto di non richiederne alle aziende stesse. 

    Questo è il concetto di base che sta alla base di questa votazione. Pensando quindi al futuro e al mercato del lavoro è corretto vedere questa abolizione come un sostegno indiretto dello Stato alle aziende e quindi ai futuri nuovi posti di lavoro che potranno crearsi per i nostri giovani. Si esorta quindi il popolo svizzero a votare Sì a questo oggetto per poter dare una nuova linfa al mondo delle imprese dopo questi due anni di crisi nera data dal virus che tiene in ostaggio tutto il sistema economico di tutte le economie, soprattutto le più sviluppate.

    Kevin Pagnoncini

  • Articolo senza titolo 1568

    Egregi lettori, egregie lettrici,

    il 13 Febbraio, come giá saprete, avranno luogo delle nuove votazioni.
    Una delle tante importanti questioni sulle quali dovremo esprimerci tratta delle misure sui Media. I giovani UDC e pure la mia umile persona, hanno deciso di promuovere un NO a tale tema di voto.
    I motivi principali sono tre, secondo i quali occore votare NO:
    – Ulteriori spese per lo stato in situazione di Pandemia Sars Covid-19
    – L’appoggio dei colossi Svizzeri dei media, i quali non necessitano alcun supporto finanziario
    – Un’ aiuto a canali che promuovono notizie poco neutrali
    In periodo di Pandemia, pare una decisione molto coraggiosa, andare a spendere ulteriori fondi per i media, la votazione è molto simile alla tematica della billag, la quale è stata respinta qualche anno fa.
    Non abbiamo le risorse necessarie al momento per appoggiare un tale aumento del sostegno finanziario, e come giá ripetuto, in pura crisi pandemica.
    Sono dell’idea che lo stato svizzero dovrebbe utilizzare i le proprie risorse per ricorstruire cio che è stato distrutto in questi quasi due anni di Covid-19, il sostegno attuale per i media cartacei è piú che sufficiente al momento attuale.
    Inoltre, a chi andrebbero tutti questi soldi?
    Al grande colosso TX Group (Precedentemente conosciuto come Tamedia)?
    Oppure ai piccoli giornali e piccole stazioni radio che faticano a tenersi in piedi? Sfortunatamente, il popolo non avrá il lusso di decidere a chi andranno i fondi. Semplicemente, se spendere oppure no.
    TX Group, che ricordiamo, possiede alcuni dei giornali più letti della Svizzera, come “20 minuti”, “der Tages Anzeiger” e “der Bund”.
    (Due dei tre elencati a pagamento, tra l’altro, con prezzi altro che modesti.)
    Andassero questi soldi a grandi aziende, cosa che certamente avverrebbe, verrebbe a galla un’ulteriore problema che osservo da parecchi anni.
    Io, come cittadino svizzero, esigo media di tale importanza di essere apartitici. Proprio da giornali come 20 minuti, che apparentemente sembrano essere totalmente neutri e sono gratuiti al pubblico, ci si aspetta di ottenere informazioni in maniera totalmente neutra.
    Per permettere ai cittadini, in particolare con temi concernenti la politica, di formarsi una propria opinione.
    Da anni è stata notata questa tendenza a prese di posizione politiche di parte, che spingono gli spettatori/lettori a rielaborare le proprie opinioni, ma non in maniera libera, sebbene in maniera spudoratamente manipolativa.
    Data quest’ultima mia opinione, non credo che i media si meritino questo aumento proposto.
    in sintesi:
    Io voteró NO alle prossime votazioni del 13 febbraio.
    NO a ulteriori spese dello stato
    NO al sostegno delle grandi aziende che hanno il monopolio sull’informazione in Svizzera NO al sostegno di canali manipolatori

    Felipe Aragona Schmid

  • Aiuti ai media: Ma con quali rischi?

    Aiuti ai media: Ma con quali rischi?

    Come tutti quanti ben sappiamo, tra i pilastri fondamentali alla base di un servizio d’informazione libero, che permettono di contraddistinguere e preservare una stampa indipendente, il più importante è sicuramente quello di non dover dipendere da aiuti statali o almeno di cercare di limitarli il più possibile. Difatti, come potrebbero i media preservare il loro ruolo di voce critica nei confronti del governo e degli attori politici, se questi fossero strettamente vincolati alle loro sovvenzioni?

    È proprio per questo motivo che la Legge federale su un pacchetto di misure a favore dei media, sebbene venga presentata come indispensabile per la qualità della stampa elvetica, nasconde in realtà una serie di criticità assolutamente non trascurabili.

    Infatti, questo pacchetto di finanziamenti da 151 milioni ed il cui ammontare nell’arco di sette anni supera il miliardo di franchi, invece di aiutare le testate nella riconversione necessaria riconducibile al sorpasso fulmineo del digitale ai danni del cartaceo, rischia di creare una serie di aziende private la cui sopravvivenza non dipende più dalla ricerca della qualità del prodotto informativo offerto ma dall’ammontare degli aiuti statali.

    Inoltre, si prevede l’abolizione del limite delle 40’000 copie, cioè il limite che fino ad oggi ha caratterizzato il criterio per decidere quali siano i gruppi privati beneficiari degli aiuti statali e grazie al quale solo le testate di piccole dimensioni ricevono dei finanziamenti. Abolendolo quindi, gli aiuti finanziari che finora erano stati riservati ai piccoli del mercato, non saranno più solamente suddivisi tra chi soffre di una tiratura limitata, bensì tra i grandi gruppi della Svizzera tedesca quali Blick, Tages-Anzeiger NZZ, che già oggi costituiscono “i giganti” dell’informazione nazionale e che, fatturando decine di milioni ogni anno, non necessitano di aiuti economici.

    Con due anni di pandemia alle spalle, caratterizzati da una montagna di debiti pubblici, circa 35 miliardi spesi per far fronte all’emergenza coronavirus (parole del CF Ueli Maurer a Reconvilier) ed un futuro prossimo senza certezza di un ritorno alla normalità, siamo davvero sicuri che quei 151 milioni annuali siano giustificati?

    Ortelli Matteo, segretario Giovani UDC Ticino

  • Si convinto all’abolizione della tassa di bollo

    Si convinto all’abolizione della tassa di bollo

    Altro che “regalo alle imprese” o “truffa ai danni dei più deboli”, l’abolizione della tassa di bollo rappresenta l’esatto opposto: una possibilità di crescita del nostro tessuto economico con benefici per tutta la comunità. La tassa di emissione viene attualmente riscossa dalla Confederazione quando una società emette partecipazioni societarie (come ad esempio delle azioni), ossia quando si fonda una nuova azienda o quando si vuole aumentarne il capitale proprio. Questa tassa risulta però essere svantaggiosa: spesso, in momenti di difficoltà economica, come quello che stiamo vivendo con la crisi legata al coronavirus, le aziende tendono ad aumentare il loro capitale proprio al fine di innovarsi e rimanere competitive. Pagando questa tassa, il costo dell’innovazione e della crescita aziendale aumenterebbe, e la tassa va pagata indipendentemente dal fatto che un investimento risulti in futuro redditizio o meno (la performance economica non è presa in considerazione).
    Le imprese più colpite da questa tassa attualmente sono le giovani aziende in forte crescita (le startups),
    che non possono finanziare regolarmente i loro investimenti con l’aiuto degli utili non distribuiti e che
    dipendono fortemente dal capitale proprio, spingendole ad aumentare in alternativa il capitale di terzi
    (prestiti) ed aumentando così il loro rischio di indebitamento.
    L’abolizione della tassa di bollo (a livello Europeo presente unicamente in Grecia e Spagna)
    rappresenterebbe quindi l’eliminazione di un importante ostacolo alla crescita economica svizzera,
    rendendo gli investimenti nel nostro paese meno costosi e più interessanti, e allo stesso tempo
    salvaguarderebbe diversi posti di lavoro. Le minori entrate della Confederazione verrebbero così presto
    compensate dalla crescita della nostra economia, di cui beneficeremo tutti.
    Infine, ma non meno importante, non bisogna scordare che con la nuova tassazione minima delle imprese decisa dalla OCSE e che verrà presto adottata anche dal nostro paese, l’abolizione della tassa di bollo rappresenta la possibilità per la Svizzera di non perdere il proprio vantaggio competitivo a livello
    internazionale.

    Diego Baratti
    Presidente Giovani UDC Ticino Municipale Ponte Capriasca