Abbiamo osservato in questo mese abbondante dopo l’approvazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa le reazioni quasi isteriche e di chiara ripicca dell’Unione europea nei confronti del popolo svizzero, reo unicamente di aver esercitato un antico diritto democratico. L’esempio di Erasmus+ è flagrante in questo senso: la Svizzera non è stata esclusa dal programma come si è fatto credere (gli spin doctor di Berna e Bruxelles sono già all’opera?), ma da come si deduce dal comunicato ufficiale dell’UE non viene più considerata un paese membro ma solo partner, come altri paesi (Islanda, Turchia, Norvegia) che beneficiano comunque del programma. Negli scorsi giorni si è poi scoperto che l’UE aveva chiesto un contributo maggiore alla Svizzera per il progetto Erasmus, in odor di fallimento, e questo è probabilmente il motivo dell’esclusione, con il voto elvetico che ha funto solo da pretesto per un attacco nei nostri confronti. Lo stesso mondo universitario svizzero ed europeo s’interroga sui motivi che spingono l’UE ad agire in questa maniera, prendendo in ostaggio gli studenti e i ricercatori.
Analizzando più a fondo la questione, si capisce quale sia la vera ragione delle reazioni scomposte europee: a Bruxelles serpeggia la paura. Il voto svizzero ha infatti toccato un nervo scoperto, quello del grado di democrazia all’interno dell’Unione, un impero di cartapesta pronto ad essere spazzato via dal primo vento impetuoso, come potranno esserlo le elezioni europee di maggio. Se insieme le forze euroscettiche dei vari paesi dovessero raggiungere circa un terzo dei consensi e dei seggi, la tenuta stessa dell’UE sarebbe a rischio. Il re è nudo e lui stesso se n’è accorto!
Purtroppo, invece di dare nuova linfa a quella democrazia propria già dell’Antica Grecia, l’UE reagisce con paura in un disperato tentativo di autodifesa. Infatti, sono numerose le crepe che si stanno aprendo nella libera circolazione, uno dei pilastri che dovrebbe sostenere l’UE: l’Inghilterra un paio di mesi fa ha annunciato di voler introdurre tetti massimi all’immigrazione, che in proporzione è nettamente minore di quella elvetica, mentre è recente la notizia dell’introduzione di contingenti da parte dell’Italia nei confronti dei lavoratori della Croazia e della Slovenia! Numerosi sondaggi svolti in Europa dopo l’iniziativa svizzera contro l’immigrazione di massa hanno indicato che se potessero esprimersi, i cittadini europei seguirebbero il voto svizzero. Diverse sono le personalità europee che si sono espresse in questo senso, anche al di fuori del mondo politico. Ciò è sicuramente comprensibile: se già la situazione era difficile nell’Europa dei 15, ora che l’UE continua ad allargarsi a paesi sempre più lontani e diversi per lingua e cultura, nei singoli paesi la perdita di sovranità in materia ad esempio di immigrazione si fa sentire in modo notevole.
Per non tradire lo spirito che ne ha fatto la culla della democrazia nei secoli passati, l’Europa ha una sola scelta: ritornare ad essere un’Europa dei popoli e ridare voce agli stati e ai cittadini.
Luca Paltenghi
Assistente parlamentare UDC Ticino