Sono preoccupato per quel che potrebbe succedere se, come viene paventato dagli ambientalisti, la galleria del San Gottardo non potrà avere il suo secondo tubo. Quale sarà l’alternativa valida che permetterà al Ticino di affrontare gli anni di isolamento, quando la canna esistente dovrà subire i lavori di ristrutturazione? I medesimi ambienti di sinistra vedono in Alptransit la grande panacea per ogni male. Malauguratamente, «il grande cantiere del secolo» non permetterà a tutti i mezzi pesanti in transito di valicare le Alpi facendo capo alla sola rotaia (non sono parole mie, ma dell’USTRA) e, dunque, è perfettamente inutile ostinarsi credendo che il trasferimento del traffico pesante sulla ferrovia sarà realtà. Inoltre, fino ad almeno il 2040 AlpTransit si fermerà a Lugano e gli obiettivi di trasferimento delle merci non saranno raggiunti né nel 2018 (come inizialmente sperato) e, a questo ritmo, nemmeno nel 2030 (lo scenario migliore previsto). Il nostro Paese deve giocare sui due fronti, strada e ferrovia, senza precludere la capacità di una né dell’altra. La complementarietà tra i due vettori è la chiave per saper affrontare le sfide del futuro. Dobbiamo valutare con serietà il risanamento della galleria del San Gottardo: per poter procedere senza ledere il nostro principale collegamento con la Svizzera, bisogna sostenere la realizzazione del secondo tubo senza aumento della capacità di transito. Con questo progetto, promosso dal Consiglio federale, non si chiede nient’altro che rimanere allo statu quo: una corsia per le auto e i camion che transitano verso nord, e un’altra corsia, in un tubo separato, per coloro che viaggiano verso sud. Medesimo numero di corsie, ma con una sicurezza nettamente maggiore. Strada e ferrovia devono viaggiare insieme, non precludiamo né l’una, né l’altra.
Alain Bühler, Presidente Giovani UDC Ticino