Ci sono diversi elementi che compongono una casa, ma il più importante è sicuramente un buon tetto che protegga chi vi sta all’interno dalle intemperie. E il nostro cielo è il tetto della nostra patria. Le perturbazioni a livello internazionale non sono poche e, anche se a livello nazionale che internazionale vengono monitorate, basta tutto ciò per farci sentire sicuri nella nostra bella Svizzera?
La sinistra – e gruppi/associazioni ad essa affini – vorrebbe farci credere che, malgrado questi «disordini» mondiali, non abbiamo nulla da temere e che un esercito moderno ed efficiente non serva a granché. Addirittura per costoro è così inutile (ma dovremmo difenderci con archi e cerbottane?) che ogni anno cercano di smantellarlo a ogni piè sospinto con qualche iniziativa e/o referendum, senza contare l’ostracismo a oltranza che ogni anno sfoderano in occasione dell’attribuzione del budget al nostro esercito.
Ecco dunque servita su un piatto d’argento la loro nuova battaglia: minare la sicurezza dei nostri focolari facendo saltare il tetto della nostra abitazione.
Dobbiamo renderci conto che nessun esercito è credibile senza aerei ed equipaggiamenti moderni, che siano in grado di rispondere a eventuali (e speriamo rimangano tali!) attacchi.
Il compito prioritario di uno Stato è quello di preoccuparsi della sicurezza dei suoi concittadini e, facendo un’analisi sullo stato attuale del nostro equipaggiamento, non possiamo non notare che i Tiger F5, nel giro di pochi anni, dovranno essere messi in pensione perché non più adeguati per reagire con prontezza a possibili offensive esterne. Per quanto si possa pensare di essere al sicuro, non si può essere certi fino in fondo di cosa accadrà nel futuro, sia esso a breve o lungo termine, e avere degli aerei che non possono essere impiegati per voli notturni o in caso di cattiva visibilità è come avere un auto d’epoca perennemente parcheggiata in garage perché non più a norma per circolare. Una reazione adeguata per proteggere il nostro tetto/nazione e i suoi abitanti è indispensabile, e quindi i Gripen si sono rivelati la soluzione ideale sia per la tecnologia, che aumenterebbe così l’efficienza della nostra flotta, sia per il rapporto qualità/prezzo.
Inoltre, il budget previsto per questo fondo speciale, la scelta di acquistare tali aerei e l’accordo con la Saab (casa produttrice) per la loro manutenzione, farà sì che non sarà necessario in futuro far capo a un aumento del budget e/o a ulteriori imposte. Oltre a ciò va sottolineato come vi saranno delle importanti ricadute a livello economico per diverse aziende svizzere, le quali potranno fornire diverse componenti per il velivolo da combattimento, come serbatoi supplementari, supporti per carichi esterni e parti di fusoliera.
Se il popolo accetterà il fondo Gripen, non solo diverse aziende in Svizzera ne beneficeranno ma, indirettamente e grazie anche a nuovi posti di lavoro creati ad hoc, anche oltre 10.000 cittadini sull’arco di 10 anni potranno avere accesso di riflesso ai mercati esteri.
Molti ritengono che sia una spesa esagerata e inutile, ma io credo che ogni franco investito per la nostra protezione sia un franco ben speso, anche quando (ed è meglio così!) non lo si vede nel concreto. Non per nulla in Svizzera, il Generale, esiste solo in caso di mobilitazione di guerra. Si dice che si capisca l’importanza di qualcosa (come appunto la sicurezza) solo quando la si è persa, quando ormai il danno è stato fatto ed eventi gravi ci portano a riflettere su come avremmo potuto agire per evitare il problema. Il prossimo 18 maggio saremo chiamati alle urne per sostenere nuovamente il nostro esercito e pensare alla nostra difesa. Invito dunque ad essere lungimiranti e a votare sì al fondo Gripen.
Lara Filippini, Gran Consigliera UDC/GUDC