Prossimamente, il Gran Consiglio ticinese si esprimerà sull’iniziativa parlamentare generica presentata dai Verdi per l’abolizione del sistema di livelli A e B nell’insegnamento della matematica e del tedesco nelle scuole medie. Nell’iniziativa si afferma infatti che essi rappresenterebbero una discriminazione sociale e che la scelta dei livelli e del tipo di studi post-obbligatori sarebbe influenzata in modo evidente dalle condizioni socio-economiche familiari.
Pur condividendo queste preoccupazioni, ritengo che l’iniziativa proposta creerebbe più problemi di quanti ne risolva e che le soluzioni dovrebbero essere altre.
Esiste in effetti un’idea diffusa tra i genitori e più in generale nella società che chi segue una formazione superiore dopo la scuola media sia migliore rispetto a chi opta per un apprendistato. In questo senso, va invece valorizzata maggiormente la formazione duale basata su apprendistato e formazione professionale, per la quale non sono necessariamente richiesti i livelli A, in modo che essa non venga considerata una via “di serie B”. Questo tipo di formazione permette poi in futuro all’allievo, che per vari motivi a 12-13 anni non era sufficientemente maturo o preparato ad un livello A, di accedere mediante “passerelle” anche alle scuole universitarie professionali, annullando di fatto la differenza con chi ha seguito la via degli studi liceali e universitari. Si può anzi dire che questa via abbia un merito in più, ovvero quello di unire una formazione professionale pratica ad una formazione teorica, a differenza delle università, dove tutto resta sul piano della teoria.
Tornando al tema dell’abolizione dei livelli A e B, questo sistema avrebbe due possibili conseguenze negative: da un lato potrebbe causare un abbassamento del livello di conoscenze degli allievi più dotati in matematica e tedesco, impedendogli di adempiere ai requisiti richiesti per il liceo o altre scuole superiori. Ciò causerebbe un aumento del tasso di bocciature in queste scuole, attualmente già elevato. D’altro canto, ad essere danneggiati da questa riforma sarebbero anche gli allievi meno brillanti o con un ritmo di apprendimento meno veloce: l’allievo potrebbe soffrire nel confronto con i compagni più dotati, mentre per i docenti sarebbe più difficile, se non impossibile, riuscire a dedicare la giusta attenzione sia agli allievi più brillanti che a quelli che necessitano di essere maggiormente seguiti.
Occorre ricordare che se il Ticino seguisse la via proposta dall’iniziativa diverrebbe l’unico Cantone svizzero a non più effettuare una selezione nella scuola obbligatoria. Addirittura, in alcuni Cantoni la selezione inizia più precocemente, già al termine della scuola elementare, non si limita a due materie ma prevede separazioni complete per tutte le materie. Cito l’esempio della scuola media friborghese, che conosco da vicino e che prevede tre classi: una classe con esigenze di base, una classe generale, una classe pre-liceale. La scelta viene effettuata basandosi su più fattori, ovvero il parere dei genitori, il parere dei docenti, i voti ottenuti in determinate materie e i risultati di un test o esame. La mobilità da una classe ad un’altra, nonché l’accesso ad una scuola superiore nonostante la frequentazione di una classe generale è possibile, a condizione di superare un esame.
Concludendo, ritengo che sia giusto che la scuola obbligatoria offra a tutti uguali possibilità di apprendimento di base, ma ciò non deve andare a scapito dei meriti e delle qualità degli allievi. Un’uguaglianza completa è arbitraria ed impossibile da raggiungere; essa influenzerebbe negativamente gli stessi allievi, non più stimolati a sviluppare le proprie differenze di talento e capacità, ed avrebbe poi dirette conseguenze negative sul mondo professionale.
Luca Paltenghi
Vicepresidente Giovani UDC Ticino