Con la frase “L’islam diventi religione ufficiale” l’argoviese Irène Kälin inaugura così il suo ingresso sotto la cupola di Palazzo Federale. Durante la prossima sessione delle Camere federali subentrerà a Jonas Fricker dei Verdi, ritiratosi dal Parlamento in seguito alle dichiarazioni da lui rilasciate in cui ha paragonato il trasporto in massa di maiali alla deportazione degli ebrei ad Auschwitz.
A livello federale il nostro Paese non ha una religione di Stato. La libertà di culto è garantita dall’Articolo 49 della Costituzione federale del 1874, mentre la Costituzione del 1999 prevede, all’Articolo 15, la libertà di credo e di coscienza. Tutto ciò ha garantito la stabilità interna della Confederazione dopo la Guerra del Sonderbund tra i Cantoni protestanti e quelli cattolici. E come ben si sa, la nostra amata Svizzera affonda le sue radici religione cristiana. La nostra bandiera, il Salmo svizzero, il Patto del Rütli, il giuramento dei Consiglieri Federali e le migliaia di monumenti sparsi sul territorio federale dimostrano il legame che la Confederazione ha con il cristianesimo.
A differenza dell’Islam che invece è giunto in Svizzera con l’avvento dell’immigrazione da quei Paesi dove la religione mussulmana è prevalente se non assoluta. Stati come la Somalia o l’Arabia Saudita, dove le donne come Kälin non hanno alcun diritto legale ne umanitario, trattate da proprietà dell’uomo e non come un suo pari. O Paesi in cui fino a 30 anni fa le ragazze andavano tranquillamente in giro come volevano, come preferivano. Mentre oggi sono nascoste dietro un burqa o un niqab. Invito quindi la neo consigliera a recarsi in Sudan, Yemen, Pakistan o Iran, dove le donne come lei vengono giudicate secondo la legge islamica della sharia. Esattamente quella famosa legge che rende i diritti delle donne pari a zero.
In un Paese di profonda fede cristiana di 35 milioni di abitanti come il Canada per esempio, gli 1.5 milioni di mussulmani vivono perfettamente integrati nella società. Eppure sia Berna che Ottawa non hanno alcuna religione ufficiale, di Stato. Perciò la domanda da porsi, piuttosto che proporre un avvicinamento assurdo dello Stato da addirittura rendere l’Islam religione di ufficiale, mettendo nel cassetto la nostra storia cristiano – giudaica, se siano le varie comunità islamiche a doversi integrare meglio all’interno della nostra società.
Quella società secolare basata sulla fede cristiana ma che ha saputo nel corso del tempo adeguarsi ai vari cambiamenti che han portato la Svizzera ad essere quella che è oggi, uno Stato federale dove ogni cittadino è libero di credere o meno alla fede in cui si rispecchia.
Daniel Grumelli, Presidente GUDC Ticino